Da quest’anno Casa Vallona partirà con una micro produzione di vino bianco Pignoletto fermo e frizzante. Ed è tra questi filari d’antan, appartenuti ad un signore anziano che ora non c’è più, che abbiamo pescato qualche pianta di Uva Saslà da tavola, vitigno raro e pregiato. Che farci dunque con questo bottino inaspettato e già maturo? Sapevo ben poco in merito ed è partita la ricerca di informazioni.
Sono approdata con stupore al sito di Slowfood scoprendo che “Saslà è la Traduzione emiliana del francese chasselas, si tratta di un vitigno a bacca bianca coltivata nei colli bolognesi tra Castello di Serravalle e Monteveglio (due località del comune di Valsamoggia, Monte S. Pietro e Casalecchio.
Il grappolo è formato da piccoli acini tondi con una buccia molto lucida e sottile, di colore dorato. Ha una maturazione piuttosto precoce e si raccoglie nella metà di agosto. Si consuma soprattutto come uva da tavola ed in passato si destinava anche alla vinificazione. Buona parte dei poderi nelle valli del Samoggia, del Lavino e del Reno avevano diversi filari di quest’uva che, dopo la vendemmia, si vendeva in Italia ma anche all’estero (in Germania ed Austria). Per confezionare il prodotto nei tipici plateau di legno di pioppo, si impiegavano diverse donne che sforbiciavano gli acini marci oppure immaturi usando delle forbici chiamate giurein“. (Fonte https://www.fondazioneslowfood.com/it/arca-del-gusto-slow-food/uva-sasla/)
Insomma per farvela breve, tra poco avremo gelatine pregiate di Saslà in agriturismo e succhi di uva strepitosi!!
Ho scoperto poi che da qualche anno in Valsamoggia vi è anche una festa dedicata a questo vitigno e vi consiglio di farci un passaggio l’ultimo week end di agosto. Qui di seguito il link:
http://www.frb.valsamoggia.bo.it/musei/eventi/festa-del-sasla-2019-terza-edizione/
A presto
Chiara