L’altro giorno, nelle chiacchiere con nonna, son saltate fuori queste “mistoc che erano così buone quando veniva l’omino a venderle fuori dalla chiesa di Monte San Pietro e noi bambini correvamo a prenderle. Erano fatte così a forma id mandla, di mandorla”.
E così è partita la mia ricerca su questi dolcetti che facevano davvero la felicità dei piccini nell’Emilia degli anni 30 e che stranamente sono spariti o per lo meno, si sono un po’ persi in mezzo a tante nostre specialità…
Delle mistocchine bolognesi si ha traccia fin dal Seicento, in numerosi bandi e pubblicazioni ufficiali conservate in archivio storico. Talvolta il commercio di queste frittelle venne addirittura proibito, per ragioni ignote, altre volte ne vengono regolamentati i prezzi, diversi dalla città alla campagna.
Il nome sembra derivi dal latino “miscere”, ovvero mescolare, che poi è l’azione principale che occorre fare per preparare questi dolcetti, utilizzando un cucchiaio fino ad ottenere un composto omogeneo. Il composto veniva suddiviso in pezzi che a loro volta venivano schiacciati e data la forma ovale, tonda o anche a forma di orologi, violini, scarpe, cavallini, trombette, forme che in molti casi non erano dovute a stampi ma all’abilità delle mistocchinaie. Le mistocchine venivano poi arrostite sopra la lamiera del fornello a legna poi messe una sopra l’altra in panieri di paglia per conservarne il calore.
Le mistocchinaie si mettevano sotto i portici e con un paravento riparavano il fuoco che scaldava la piastra per la cottura, erano solitamente vestite di bianco con un fazzoletto bianco in testa. Una delle più famose mistocchinaie era all’angolo di via Marsala e via Mentana, ma molte si potevano trovare durante la fiera di Santa Lucia, sotto il portico dei Servi. Vi é poi un episodio tragico che vide come protagonista la mistocchinaia di Porta Saragozza che mentre cuoceva le sue mistocche durante un temporale, venne colpita da un fulmine.
In ogni modo, la mistocchinaia divenne nel tempo una figura molto popolare ed amata a Bologna. Perfino Carlo Goldoni nella sua opera L’Impresario di Smirne la cita in poche righe: “Che vuol dir Mistocchina? Come quella giovane è bolognese, e che a Bologna chiamano mistocchine certe schiacciate fatte di farina di castagne, le hanno dato un soprannome che conviene alla sua patria, ed alla sua abilità..”
Che dire: tocca farle di nuovo queste mistocche!
Chiara