Con l’arrivo della primavera anche Casa Vallona sta uscendo dal suo “quasi letargo”…tante le cose fatte e tante quelle ancora da fare. Abbiamo finito qualche giorno fa la potatura della nostra bella vigna, sistemato il giardino e fatto qualche manutenzione varia, orto compreso. Il grano antico Terminillo cresce bene e siamo soddisfatti, le api hanno iniziato il loro lavorio sui fiori di mandorlo, sul tarassaco e su altri fiorellino selvatici e a breve dovremo controllare la sciamatura ohi ohi…
Nei campi si trovano le prime erbe selvatiche e i radicchi freschi ed è una goduria prepararsi delle belle insalatine!
Tutto procede insomma e non resta che aspettarvi per l’apertura, dal 24 marzo in poi…Telefonate sempre prima perché qui si mangia solo su prenotazione!
Il numero e la mail dell’agriturismo sono questi di seguito:
Ricevere un regalo dolce come il miele dell’Appennino o concreto come un kilo di farina di grano antico fa la differenza!
I regali di Casa Vallona, creati e pensati da noi con tutta la passione possibile, non lasciano indifferenti. Possiamo avere il miele, la confettura singola, lo spumante bio/vegan per chi vuole fare solo un piccolo pensiero ma anche ceste composte per amici o regali aziendali. Inoltre anche i buoni regalo da spendere nell’agriturismo o nel B&B non sono da meno!!
Assaggiamo il vino nuovo e mangiamo castagne e dolci davanti al camino
Vi aspettiamo a partire dalle ore 19:00 fino alle 23:00
Saremo in compagnia di Alessandro e Fabrizio dell’Azienda Agricola il Granaro (Ciano di Zocca) che racconteranno il progetto di “vino naturale” che vede coinvolta anche la nostra piccola azienda agricola e spilleranno il vino nuovo ottenuto anche dalle nostre uve barbera da una botticella di rovere.
Castagne arrostite, torta di mele, castagnaccio e vino nuovo davanti al camino!!
Contributo alla serata 5 €
Per chi vuole, solo su prenotazione, possibilità di cenare con una scodella di tortellini in brodo!
Casa Vallona è in via De Nicola 10, 40050 Monte San Pietro (Bo)
Per info e prenotazioni: 346 2711243
Un po’ di storia…
Un tempo l’11 novembre segnava per i contadini la fine di un anno di lavoro e il momento in cui scadevano i contratti agrari. Se il padrone chiedeva ai contadini di non rimanere per l’anno successivo questi dovevano traslocare e andare alla ricerca di un nuovo padrone e di un nuovo alloggio. Da qui il detto “fare San Martino”, divenuto sinonimo di traslocare.
Alla scadenza dei contratti si aprivano anche le botti per assaggiare il primo bicchiere di vino novello accompagnato dalle castagne e dai dolci tipici del periodo.
Ogni Regione italiana ha le sue usanze e le proprie rievocazioni storiche della leggenda del Santo e ogni città o borgo festeggia l’Estate di San Martino che “dura tre giorni e un pochinino” con sagre, eventi, feste che hanno come comun denominatore il vino, le castagne, i funghi, l’olio, le frittelle, i biscotti e centinaia di altre specialità.
Intonaci scrostati a vista con sassi e conchiglie fossili, travi secolari in quercia, paioli sul fuoco del camino, suppellettili in materie grezze e naturali come la canapa, il legno, la terracotta ed il ferro battuto. Nella locanda contadina il tempo sembra essersi fermato. In epoche remote, ritrovarsi in questa casa dopo il lavoro, davanti ad un piatto “umile” era un momento prezioso per la famiglia perchè tutto era cucinato con “l’anima”. Abbiamo voluto mantenere questo legame forte tra terra e cucina creando un luogo caldo e intimo con pochi posti a sedere dove gustare piatti semplici composti da soli due o tre ingredienti, tra rusticità ed eleganza, anima stessa della campagna. Il nostro impegno per questa agro-cucina è di usare i prodotti del podere e di aziende del territorio locale che si sono distinte per un’agricoltura virtuosa e amorevole. Non siamo un ristorante ma una fattoria che ha l’entusiasmo di condividere con i suoi ospiti i propri prodotti attraverso antiche ricette tramandate dal sapere orale dei nostri borghi di montagna.
Siamo aperti su prenotazione il venerdì a cena, il sabato a pranzo e cena e la domenica a pranzo… Da noi si mangia in un’atmosfera calda e rilassata, davanti al camino.
Prenota al tel. 346 2711243 o via mail info@casavallona.com
Sabato 29 ottobre serata magica e propiziatoria H.20:30 Menù Vin brulé dal calderone magico Vellutata di zucca con nocciole saltate Tortelloni con salvia e rosmarino Tortino di… Read more “Notte magica sabato 29 ottobre a Casa Vallona”
Qualche giorno fa, smontando un armadio per trasportarlo in un’altra stanza della casa, abbiamo trovato, con grande stupore, un oggetto misterioso inchiodato sotto. Quello che ci ha colpito e catturato lo sguardo, sono stati i colori sgargianti in contrasto con la sobrietà del legno marrone.
Abbiamo così scoperto una scatola segreta porta valori dove i nostri antenati probabilmente nascondevano oro o soldi o dove custodivano i propri risparmi quando ancora non c’erano le banche. La cosa interessante è che non usarono una semplice scatola ma riutilizzarono quella di una nota ditta ferrarese di saponi dell’epoca: la Chiozza e Turchi, anche famosa per le bellissime grafiche e pubblicità. La datazione di questo oggetto è incerta, sappiamo che la ditta aprì nel 1812 e si spostarono poi da Pontelagoscuro a Milano nel 1928. Nel 1882 ci fu un incendio nella fabbrica ed in pochi mesi ricostruirono la parte danneggiata decidendo di inserire nel marchio la fenice, simbolo di rinascita. Avendo questi dati è dunque possibile datare la nostra misteriosa scatola, con la fenice e il nome della città di Pontelagoscuro, tra il 1882 e 1928. Una scatola centenaria!!
Di seguito la storia interessante dell’azienda di saponi:
“La storia della Saunara, come veniva chiamato a Pontelagoscuro la Chiozza & Turchi, è più che centenaria e per riassumerla in breve userò proprio le parole di Walter Ferrari prese da un’intervista fattagli da Davide Nanni nel 2013:
Il saponificio Chiozza & Turchi è stata la prima fabbrica moderna sorta sul territorio ferrarese, quando il Po segnava ancora il confine tra lo Stato Pontificio e il Veneto austriaco. Pontelagoscuro ricopriva allora una posizione strategica per i commerci fluviali, come dimostrano i volumi delle merci che transitavano alla sua dogana. Molti prodotti rifornivano proprio la “Saunara” – così i pontesani chiamavano la fabbrica – che già nel 1871 produceva ben settemila tonnellate di sapone comune e oltre settantamila dozzine di saponi profumati esportati in tutto il mondo. Un’industria all’avanguardia per l’epoca, che fece letteralmente la fortuna di Pontelagoscuro e dei suoi abitanti.
La Chiozza & Turchi nasce nel 1812 su iniziativa dell’imprenditore triestino Carlo Luigi Chiozza, che acquistò un’area di 11 mila mq sulla golena del Po per impiantarvi una filiale del proprio stabilimento. Una scelta azzeccata, come confermano gli ottimi risultati ottenuti nei decenni seguenti sotto la guida dell’imprenditore viennese Francesco Tranz. Risultati che non passarono inosservati: nel 1857, a margine di un lungo viaggio nelle province del suo Stato, papa Pio IX decise di visitare l’operoso borgo di Pontelagoscuro rispondendo proprio all’invito del Tranz.
L’anno successivo arriva la vera svolta per la “Saunara”, grazie alle innovazioni tecniche introdotte dal chimico Pietro Spannocchi che consentirono di avviare la produzione di saponi profumati qualitativamente superiori per gli standard del tempo. Inizia così un’attività di esportazione in tutto il mondo: tra il 1861 e il 1911 Chiozza & Turchi compete alla pari con le maggiori aziende inglesi e francesi, come dimostrano i tanti premi e riconoscimenti prestigiosi ottenuti ad Esposizioni nazionali e internazionali. La “Saunara”, in quegli anni felici, risulta addirittura tra i fornitori della Real Casa britannica. Nemmeno il tremendo incendio del 1882, che di fatto distrusse il vecchio stabilimento, fermò la volontà dei proprietari e delle maestranze: in pochi mesi, come riporta la Gazzetta Ferrarese, la fabbrica venne ricostruita più grande e moderna. Non a caso venne adottato come marchio aziendale la Fenice, che campeggia nei bellissimi manifesti pubblicitari curati da artisti come Dudovich, Hohenstein e De Carolis.
Alla vigilia della Grande Guerra la Chiozza & Turchi impiegava 150 maestranze qualificate ed aveva una rete di 27 filiali sparse per il mondo intero. Purtroppo la restrizione dei consumi dovuti al conflitto mondiale e la svolta “autarchica” imposta all’economia italiana dal regime fascista diedero un duro colpo all’azienda che, nel 1928, dovette trasferirsi a Milano. Oggi, laddove si stagliavano alte nel cielo le due ciminiere del poderoso stabilimento, non è rimasto nulla: solo una vasta area abbandonata di fianco alla discoteca “Giardini Sonori”.
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